I sensi e lo sviluppo neuro-psico-motorio del bambino

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Studio di Riabilitazione Neuro-psicomotoria

I sensi principali sono: vista, udito, gusto, tatto, olfatto, vestibolare, propriocettivo, enterocettivo, indispensabili per capire il mondo che ci circonda.

Tatto
Il primo dei sensi a formarsi è il tatto: rappresenta il primo “contatto” con la madre al momento del parto. Lo sviluppo di questo senso avviene ancora prima della nascita; ad esempio il feto è già sensibile al tatto intorno alla bocca prima del secondo mese di gestazione (successivamente la sensibilità si estende alla zona dei genitali, mani, piedi, addome, natiche).

A 5 mesi anche la pelle e i muscoli diventano sensibili: è possibile notare come il bambino percepisca la carezza rispondendo con un calcetto quando si accarezza la pancia della madre durante la gravidanza.

Nel primo mese si evidenziano reazioni innate automatiche che non ancora si integrano correttamente: se si tocca la guancia del neonato, possiamo osservare che girerà la testa verso la mano (riflesso che aiuta il neonato a nutrirsi); mettendogli un vestito sul viso quando è sdraiato supino, cercherà di toglierselo muovendo braccia e testa; afferrerà ogni oggetto e ogni cosa cercando di aggrapparsi ad essa per non cadere.

A questa età le sensazioni tattili rispondono a un bisogno di soddisfazione emozionale. Il contatto madre-neonato è fondamentale per la sicurezza emotiva del bambino e per l’organizzazione cerebrale: senza la sicurezza tattile del legame madre-figlio, il bambino crescerà insicuro, ansioso, con difficoltà a stabilire legami, ad affezionarsi, potrà reagire esageratamente alle richieste ambientali o avere difficoltà ad essere autonomo e organizzato nell’esecuzione di compiti cognitivi e motori.

Le sensazioni tattili lo aiutano a succhiare, a masticare e ingoiare il cibo: il bambino con problemi tattili può avere difficoltà nel succhiare e non gradire cibo solido a causa della sua consistenza.

Vestibolare (gravità e movimento)
Il neonato reagisce anche alle sensazioni di gravità e movimento che provengono dall’orecchio interno: se lo si tiene in braccio e improvvisamente lo si abbassa di qualche centimetro, comparirà un riflesso che gli farà stendere le braccia in fuori e le gambe, come se dovesse afferrare qualcosa (riflesso che mette in atto per proteggersi).

La mamma tende a cullare e dondolare in braccio il proprio bambino: questo movimento è importante per organizzare il cervello, per calmarlo ma anche per procurargli altre sensazioni fondamentali per i movimenti volontari del corpo.

Propriocettivo (sensazioni muscolari e articolari)
Il bambino di circa un mese aggiusta il corpo per adattarsi tra le braccia e la persona che lo tiene in braccio, attraverso informazioni provenienti da muscoli e articolazioni. Le stesse informazioni, durante le sua crescita, faranno in modo che egli esegua prassie sempre più complesse (afferrare una palla, impugnare una matita o una forchetta, arrampicarsi, fare il fiocco alle scarpe, ecc.)

Le sensazioni dei muscoli e articolazioni informano il cervello quando la testa è girata da un lato, attivando il riflesso tonico del collo, che fa sì che il braccio di quello stesso lato tende ad estendersi, mentre l’altro si flette all’altezza del gomito.

Perché è importante l’integrazione degli input vestibolari, tattili e propriocettivi?
L’integrazione delle informazioni soprattutto vestibolari e propriocettive consente al bambino di controllare i movimenti degli occhi, di mettere a fuoco e seguire un oggetto in movimento, afferrare una palla, spostare gli occhi da un punto all’altro, disegnare una linea su un foglio o leggere una riga stampata, di sviluppare le reazioni posturali e di equilibrio: girarsi da prono a supino e viceversa, gattonare, mettersi in posizione eretta, camminare, ecc.

Qualora tali sistemi non fossero ben organizzati, il bambino apparirà goffo e rigido nei movimenti poiché non sviluppa quegli adattamenti posturali automatici, potrà avere uno scarso equilibrio, scarsa coordinazione bilaterale (tra i due emisomi), ipotonia muscolare, manifestare lentezza e precoce affaticabilità, problemi di orientamento spaziale (farà fatica a capire dove si trova nello spazio e come si sta muovendo), paura di cadere e del minimo movimento del proprio corpo e della propria testa.

Bisogna ricordare che oltre a quella tattile, la sicurezza gravitazionale è un altro requisito fondamentale per la sicurezza emotiva primaria del bambino: la sicurezza di essere strettamente legati alla terra e avere sempre un posto sicuro in cui stare.

Qualora la relazione bambino-terra non è sicura, nemmeno le altre relazioni, inclusa quella con la madre, potranno svilupparsi correttamente (anche la madre più affettuosa non riuscirà mai a raggiungere il proprio bambino se il rapporto con la terra è instabile).

Se le funzioni tattili, vestibolari e propriocettive, basi della stabilità emozionale, non funzionano correttamente, i bambini possono reagire male e in maniera anomala alle richieste ambientali: alcuni sono chiusi, inibiti e introversi, altri sono iperattivi, oppositivi, disattenti e rispondono in maniera inadeguata ad ogni stimolo sensoriale. I disattenti, se non riescono a controllare le sensazioni, non potranno prestare attenzione a compiti cognitivi superiori come gli apprendimenti scolastici o portare a termine un gioco/compito.

Inoltre potrebbero avere una scarsa percezione corporea, indispensabile a sua volta per la pianificazione motoria: se un bambino possiede una buona organizzazione dello schema corporeo svilupperà una sufficiente organizzazione prassica/spaziale/temporale/ cognitiva e sarà capace di realizzare movimenti sempre nuovi in maniera coordinata, fluida e rapida, in poche parole “automatica”, senza avere bisogno del costante supporto visivo (se ci troviamo di fronte un bambino che necessita del costante supporto visivo, potremmo ipotizzare che la sua percezione corporea sia deficitaria).

Al contrario sarà disorganizzato, lento, impacciato, con difficoltà attentive o con difficoltà a manipolare i giocattoli, a dosare la forza per afferrarli (scarso controllo tonico) se non possiede una buona organizzazione corporea, la quale proviene da informazioni tattili, vestibolari e propriocettive ben integrate e “funzionanti”.

Vista
La vista di un neonato nel primo mese non è ben organizzata, sebbene sia capace di riconoscere il viso della mamma; non ancora riesce a mettere a fuoco gli elementi e percepisce il pericolo a partire dalle sensazioni propriocettive e vestibolari che riceve ma non dalla vista. Progressivamente imparerà a inseguire un oggetto che si muove nel suo campo visivo prima con gli occhi e poi con la testa.

Udito
Il bambino di circa 12 mesi reagisce al suono di un campanello o alla voce umana pur non comprendendo il significato di tali suoni. Può girare la testa e sorridere, requisito importante per il linguaggio.

Il neonato emette anche dei piccoli suoni gutturali. Prima di riuscire a pronunciare delle parole, deve avere buone informazioni sensoriali (tattili) dalla bocca.

Il centro uditivo-linguistico del cervello ha bisogno anche delle sensazioni provenienti dal sistema vestibolare: infatti il linguaggio dipende dalla processazione e integrazione delle sensazioni uditive con quelle vestibolari (ricordiamo che il sistema vestibolare aiuta a processare cosa si è sentito).

Bambini con disturbi vestibolari manifestano una lentezza nell’incipit locutorio anche se una volta che hanno iniziato a parlare lo fanno correttamente.

Pertanto, l’articolazione del linguaggio richiede una corretta integrazione sensoriale, in particolare dei sistemi vestibolare-tattile e propriocettivo.

Anche la percezione visiva, ovvero il significato che si ottiene da ciò che si vede, non richiede solo la vista, ma soprattutto sensazioni provenienti dal sistema vestibolare, propriocettivo e tattile. Se vi è un sistema vestibolare disorganizzato, il bambino farà fatica nel percepire le distanze, la profondità, avrà difficoltà a salire le scale, saltare da un mattoncino, potrà inciampare spesso sui mobili o sulle persone, perdersi negli spazi ampi e avere problemi di orientamento spaziale.
Se anche i sistemi tattile e propriocettivo non lavorano bene, attività prassiche come vestirsi, fare il nodo, fare puzzle, cucire, infilare, farsi lo zaino di scuola, usare attrezzi, impugnare una forchetta o uno strumento grafico, apparecchiare la tavola, travasare, ecc. risulteranno difficili o impacciate.

Un’altra abilità importante è la coordinazione oculo-manuale: essa non richiede solo l’integrazione delle informazioni visive con quelle delle mani, ma necessita delle informazioni provenienti dalla pelle, dai muscoli, dalle articolazioni, dai recettori di gravità e del movimento per poter essere sufficientemente matura e sviluppata.

Questo significa che il cervello non lavora “a scompartimenti” bensì lavora come un tutt’uno e solo così facendo svolge adeguatamente la sua funzione: se le informazioni di qualche senso sono alterate, il cervello potrà disorganizzarsi facilmente e non rispondere in maniera adattiva, portando ad un disordine funzionale, il risultato non sarà ottimale e il bambino presenterà un comportamento motorio-prassico, linguistico e intellettivo “disturbato”.

Olfatto e gusto
Tale senso probabilmente è già ben organizzato alla nascita e gioca un ruolo importante nel primo mese di vita.
Il neonato possiede un buon senso del gusto: succhiare è la risposta adattiva che proviene dall’olfatto e dal gusto, e possiede questo riflesso dalla nascita.

Nel primo mese, quindi, il neonato ha già compiuto risposte adattive alle sensazioni, soprattutto quelle provenienti dal proprio corpo e dalla gravità, fondamentali per la sua organizzazione neurologica e il suo sviluppo neuro-psico-motorio.

Enterocettivo
L’enterocezione, attraverso recettori che raccolgono le varie informazioni sensoriali, permette al bambino di avvertire e sentire le sensazioni interne del proprio corpo (provenienti da pelle, tessuti, organi interni), come ad esempio stati corporei quali la fame, la sete, il dolore, lo stimolo minzionale e anche stati emotivi, ovvero capire quando si è arrabbiati, felici, tristi, emozionati, ecc.

L’area cerebrale deputata al processamento degli stimoli enterocettivi è l’ Insula o Corteccia Insulare (Craig, 2002).
È stato dimostrato che problemi nell’eterocezione si collegano a disordini quali adhd, autismo, disturbi di integrazione sensoriale, disturbi dell’alimentazione, disturbi d’ansia.

Perché è importante l’enterocezione?
Perché consente lo sviluppo del problem-solving e della flessibilità cognitiva, l’auto-regolazione (corporea ed emotiva), l’empatia, la consapevolezza di sé (necessaria anche per poter capire e mettersi nei panni dell’altro), la capacità di prendere decisioni (Mahler, 2016).

Pertanto, bambini con una scarsa consapevolezza enterocettiva faranno fatica a sviluppare tali abilità e avranno difficoltà nella vita adattiva e nei rapporti sociali, potranno avere ad esempio difficoltà a mettersi nei panni degli altri, a distinguere la paura dalla rabbia, la tristezza dalla felicità, difficoltà nell’avvertire la sensazione di vescica piena (di conseguenza incorrere in episodi di enuresi ed encopresi) o lo stimolo della fame ecc.

I bambini con autismo manifestano una consapevolezza enterocettiva deficitaria: questo vuol dire che sentono le emozioni ma hanno difficoltà nell’identificare cosa sentono e nel discriminare ciò che sentono o descriverlo (condizione nota come alessitimia).

In sintesi, concludiamo questo articolo dicendo che solo quando il cervello riesce ad elaborare tutte le informazioni sensoriali che riceve dall’ambiente e dal proprio corpo, il bambino potrà rispondere adeguatamente alle richieste motorie, prassiche e cognitive.

Inoltre i due emisferi cerebrali devono lavorare simultaneamente e soprattutto comunicare l’uno con l’altro, prima di potersi specializzare. Se ciò non avviene, il bambino potrà manifestare problemi a livello linguistico, emotivo-comportamentale, lentezza, impulsività e ipercinesia, dislateralità, disordini nelle funzioni esecutive generali (motricità, percezione visiva, pianificazione, organizzazione spaziale e temporale, memoria e attenzione), negli apprendimenti scolastici.

Sarà possibile ottenere una buona comunicazione inter-emisferica e successiva specializzazione attraverso attività/ esperienze sensori-motorie e corporee.

Se il cervello non riesce a integrare tutte le sensazioni che abbiamo appena descritto, il bambino non sarà in grado di organizzare lettere, numeri, avere un comportamento idoneo alla situazione o un’attenzione sostenuta sufficiente, relazionarsi adeguatamente con le altre persone, possedere una buona capacità di autoregolazione e autocontrollo.

(Bibliografia: integrazione sensoriale, Ayres)

Autore: Dott.ssa Francesca Tabellione & Dott.ssa Erika D’Antonio

Specializzate nella valutazione e trattamento dei disordini dell’età evolutiva, supervisori, formatrici presso enti accreditati e ideatrici di volumi educativi/riabilitativi

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